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09 Novembre 2022 - Ufficio Stampa
Volevo solo fare il telecronista

Mia mamma ha perso Alessandro, il mio gemello, all’ottavo mese di gravidanza e io sono nato con una malformazione alla parte destra del corpo. Niente che mi impedisca una vita normale, ma sicuramente non avrei potuto fare lavori pesanti. Non che mi sia mai importato, io nella vita fin da bambino, volevo solo fare il telecronista e lavorare nel mondo delle corse. Solo che a un certo punto qualcosa è andato storto (come la mia mano e occhio destro). Dopo aver investito tutto per quell’obiettivo, per quell’azienda, mi hanno scartato con una alzata di spalle. Sembrava la fine, è stato solo l’inizio. Ecco, partiamo dall’inizio.

Non mi ricordo la prima volta che ho pensato “voglio fare il telecronista“, ma ricordo che da bambino, davanti alla TV, durante le partite imitavo la voce di Bruno Pizzul. In quegli anni il calcio era tutto “in chiaro” e i motori erano su TMC e La7. Che voce Giovanni Di Pillo! Così ho iniziato a sognare di lavorare in un team di auto o di moto.

Che figata fare il telecronista girando il mondo”, pensavo. 

E mentre continuavo a guardare le partite di calcio e le gare di moto in base al telecronista, ho fatto tutte le scelte della mia vita per un unico obiettivo: diventare telecronista sportivo, calcio o motori non faceva differenza. Linguaggio innovativo, approfondimenti, stile coinvolgente. Ho messo l’asticella in alto e sono partito. 

Dopo il liceo classico ho scelto la laurea triennale in Media & Giornalismo. Non ho neanche fatto la magistrale, perché per entrare in una Scuola di Giornalismo bastava la triennale. Le Scuole di Giornalismo sono riconosciute dall’ordine dei giornalisti, durano 18 mesi tra lezioni e  praticantato e danno l’accesso all’esame da giornalista professionista. Soprattutto danno la possibilità di fare quattro mesi di stage in una redazione “a scelta”. Era quella la via più veloce per entrare nell’azienda dei miei sogni. Così ho passato il test e a 23 anni ero il più giovane tra i 30 selezionati per la Scuola di Giornalismo di Urbino (biennio 2010-2011). 

A giugno 2011 sono entrato nella redazione dei miei sogni per il primo stage e per due mesi ho lavorato con i miei idoli. Ci sono tornato nell’estate 2012 (sempre in stage) ed è in quel momento che ho sperato di rimanere per una sostituzione estiva. Uno dei coordinatori mi aveva detto: “ti chiamerà l’ufficio del personale, intanto prolunga il contratto di affitto dell’appartamento, resti con noi 3 mesi”.

Ce l’ho fatta – pensai – sono dentro!“. 

Solo che quella telefonata non è mai arrivata. Il 30 giugno 2012 è stata l’ultima volta che ho messo piede in ufficio.
Il giorno dopo per me è stato il buio

Dopo aver investito soldi ed energie su un solo e unico obiettivo avevo fallito per qualcosa che era sfuggito al mio controllo. 

Quell’esperienza però mi aveva lasciato una certezza: Milano era la città giusta per il lavoro che volevo fare, dovevo allargare gli orizzonti per tornare a puntare l’obiettivo: ho lavorato nel marketing di una azienda di orologi, in un giornale di moda e nel weekend facevo telecronache e radiocronache di Serie A e Serie B. Facevo 2 lavori ed ero impegnato anche sette giorni su sette, ma non mi pesava. 

Nel 2018 sono diventato l’addetto stampa di un team Ducati nel mondiale Superbike, quello commentato da Di Pillo. Non faccio le telecronache ma giro il mondo. 

Poi nel 2021 è arrivata Mediaset che mi ha dato la possibilità di fare un provino per La Formula E.
Alberto Brandi mi ha dato fiducia e tutto il gruppo di lavoro mi ha messo nelle migliori condizioni per lavorare, come meglio non avrei saputo chiedere. Se ci credi, prima o poi la tua possibilità arriva ed è meglio di come te l’eri immaginata da bambino. Così oggi faccio il telecronista e anche la vita di quelli che vanno nei circuiti di tutto il mondo. 

E lo sapete cosa c’è: in quel periodo buio del 2012 è iniziata la storia d’amore con la donna che oggi è mia moglie, che oggi è la mia vita. 

Insomma nella mia vita nulla è andato come volevo che andasse, fin dalla nascita, eppure è andato tutto meravigliosamente bene: grazie ai miei genitori che mi hanno salvato la vita e non mi hanno mai fatto sentire “diverso”, grazie a mia moglie, grazie agli obiettivi che mi sono dato. Se avete un obiettivo e non mollate nonostante le porte in faccia che prenderete, prima o poi un’opportunità arriverà anche per voi, statene certi.

E tenete alta l’asticella, sempre

 


Massimiliano Cocchi, giornalista e telecronista Mediaset Formula E