#UniChe?! Ca' Foscari (Venezia)....Cosa ne pensa Arianna Bochicchio - Smart Future Academy

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04 Febbraio 2019 - Ufficio Stampa
#UniChe?! Ca’ Foscari (Venezia)….Cosa ne pensa Arianna Bochicchio

 

…quello che vi auguro tantissimo è che quando arriverà il vostro momento potrete essere orgogliosi di iniziare qualcosa che vi accende dentro.

Una volta finito il liceo classico, per il mio percorso di triennale ho scelto di iscrivermi alla Ca’ Foscari a Venezia. Ca’ Foscari è un’Università pubblica discretamente accessibile (penso dipenda infatti dal reddito medio di ogni famiglia, ma se dovessi dare appunto un parere generale direi così). Non considerando le borse di studio infatti, che pure ci sono, Il pagamento della retta annua si aggira intorno ai 2000 euro.
Il corso scelto da me è stato Lingue, Civiltà e Scienze del Linguaggio, con Inglese e Francese come prima e seconda lingua. Non c’è un test d’ingresso: basta infatti avanzare una pre-iscrizione e superare entro il primo semestre un apposito esame di Inglese B1 (obbligatorio tra l’altro per quasi tutti i corsi a Ca’ Foscari). Diversamente si comporta invece il dipartimento di Lingue orientali: lì è necessario invece superare un test d’ingresso. Mi pare importante infatti operare una netta separazione: per “Lingue e Culture”, Ca’ Foscari si divide tra il mio corso (che possiamo intendere come “lingue occidentali”) e il corso di Lingue, Culture e Società dell’Asia e dell’Africa mediterranea, denominato più semplicemente “lingue orientali”. Nel primo si può scegliere tra tre percorsi diversi: filologico-glottodidattico, letterario-culturale e politico-internazionale – quest’ultima è stata la mia scelta.

Avevo poca possibilità di scelta quando finii la terza media: le mie opzioni (abbastanza imposte devo dire) erano Liceo Scientifico o Classico. Ho scelto il Liceo Classico Arnaldo perché per un’amante della scrittura come me non c’erano alternative!

Ero molto brava e studiosa alle scuole medie, e ricordo che il classico era visto come la naturale conseguenza per una mente brillante e diligente… probabilmente per materie quali greco e latino. Non avevo un obbiettivo appena entrata all’Arnaldo, anzi, in realtà devo dire che però nei successivi cinque anni c’è stata sì una trasformazione, ma quasi “all’inverso”: ho perso l’ossessione di essere la migliore della classe e ho scoperto il puro piacere di studiare cose che ti interessano davvero!

Ovviamente è stato un processo lungo e doloroso: i miei insegnanti pretendevano performance molto alte, facevano pochi sconti e avevo compagni di classe veramente bravi. Da un anno con l’altro però ho capito quale poteva essere il mio obbiettivo: imparare cose a memoria per prendere 10 non mi affascinava più di tanto, ho imparato quindi a concentrarmi dove avvertivo di riuscire perché c’era un interesse vero e profondo che mi muoveva verso qualcosa. Spesso infatti ero impegnata fuori dall’aula al corso extracurricolare di Teatro, o a riunioni dove si decideva in materia di gestione della scuola. Per due anni ho ricoperto la carica di Rappresentante di Consulta… avevo capito insomma dove potevo eccellere, e dove era giusto invece riconoscere ad altri un talento maggiore.

Ora ho alle spalle una laurea triennale in Lingue ed un Master appena concluso in cinema e pubblicità. La dicitura completa è “Ideazione e Produzione audiovisiva, cinematografica e per i media digitali” e l’ho fatto presso l’Università Cattolica a Milano, sotto ALMED, Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo. Come mai una triennale il Lingue e poi un Master in cinema? Ottima domanda. Sarò onesta: una volta finito il Liceo, avrei voluto iscrivermi ad un’Accademia di Teatro. Grande complice il corso extracurricolare già menzionato, una volta fatta la maturità sapevo che nella vita avrei dovuto scegliere qualcosa che mi permettesse di portarmi sempre appresso la voglia di fare teatro. Una mia compagna di classe stava andando a Venezia a studiare Storia dell’Arte: un bel giorno, poco prima della fine dell’ultimo anno, si gira verso il mio banco e mi chiede se voglio andare con lei a studiare a Venezia. “Venezia… teatro” ho subito pensato. Ma per i miei genitori, ovviamente (e saggiamente, col senno di poi) mi hanno imposto di prendere almeno una laurea triennale in qualcosa considerato “normale”… mi sarebbe piaciuta anche Psicologia, penso, ma per l’Inglese ho una passione sfrenata, lo parlo bene, sarebbe stata quindi la scelta più facile ed indolore per tre anni. E così ho fatto. Senza dimenticarmi ovviamente di frequentare parallelamente una Scuola di Teatro a Mestre, che ho concluso tre anni dopo. Le ragioni per cui ho scelto Lingue quindi sono semplici, per niente ambiziose e direi banali, ma sono stati tre anni utilissimi in cui ho studiato tanto e imparato ancora più cose. La bellezza dell’università non è tanto il pezzo di carta alla fine, piuttosto la ricchezza della mente che si apre a mondi e cose totalmente nuove.

Decisamente più motivata invece è stata la scelta di questo Master! Finalmente dopo tre anni mi ero guadagnata la fiducia dei miei ed ero pronta ad investire su un futuro che volevo e sentivo davvero. Questa esperienza è durata un anno, ed ora mi sta avviando verso il mondo del lavoro con uno stage su un set cinematografico che partirà tra un mese. Manca comunque un pezzo: la passione per il teatro ce l’ho ancora, ovviamente, ma un paio di anni fa ho conosciuto il cinema, e beh, è il secondo grande amore della mia vita, non ho saputo dirgli di no. Recitare è quello che da sempre vorrei fare e che da sempre faccio in realtà, ma quando ti innamori della macchina ti innamori anche di ogni piccolo ingranaggio al suo interno. Ecco cosa rispondo a chi mi dice “Se nella vita non fai unicamente l’attrice vuol dire che non ti piace abbastanza”. Fesserie. In ogni ambiente è così: ci si lascia trasportare e conquistare dalla grandezza dell’amore che proviamo per un determinato lavoro. Non è mai questione di “settori”. 

Questo è quel che vi posso dire. 

Per quanto riguarda la triennale in Lingue, mi sono davvero piaciuti tutti i corsi che ho frequentato. Ca’ Foscari, a differenza di molti altri Atenei di Lingue lascia una libertà di scelta ampissima: il mio percorso politico-internazionale prevedeva per esempio lo studio della Letteratura di entrambe le Lingue solo il primo anno, per concentrarsi poi su corsi quali Diritto Internazionale, Relazioni Internazionali ecc. Anche per i crediti a scelta si sono organizzati molto bene: danno la possibilità infatti di spaziare anche in altri corsi – ricordo infatti di aver dato un esame di Storia del Cinema totalmente estraneo al Dipartimento di Lingue. Anche i Professori sono ottimi: praticamente tutti madrelingua, sia per il lettorato che per Letteratura, il che è una ricchezza non da poco. Ho incontrato stimatissime luminari di anglistica di cui sono molto contenta di aver seguito i corsi (ricordo Teatro in Lingua Inglese e un corso monografico sull’Ivanhoe di Scott) oltre a delle lettrici pazienti e disponibili. Gli esami si sono sempre svolti in tre sessioni: quella di gennaio/febbraio, quella di maggio/giugno e quella di agosto/settembre.

Per quanto riguarda invece il Master, che è durato un anno, i corsi sono stati ovviamente molto più intensivi. Ho affrontato “materie” quali montaggio, istituzioni di regia, sceneggiatura, produzione, analisi del mercato audiovisivo, diritto dell’informazione: abbiamo coperto dalla A alla Z tutte le fasi che attraversa un prodotto video. Aspetto davvero entusiasmante e di valore: chi ci insegnava non era “professore” ma “professionista” arrivato direttamente dal campo per portarci la sua esperienza pratica – questo Master si è differenziato dai miei studi precedenti per questo motivo: è stata una spinta molto più decisa verso il mondo del lavoro. Abbiamo avuto una fase di esami a febbraio e una a maggio/giugno: ora per tutti è obbligatorio lo stage (minimo 3 mesi), di cui si occupa interamente l’Università, a conclusione del quale può dirsi effettivamente terminato il Master. 

Venezia: magia. Dopo i tre anni però scatta il “se sto qui ancora non riuscirò più ad andarmene” e quindi te ne vai, perché Venezia non è il mondo, è fuori, è un’isola, è un’altra cosa. Devi sopportare un clima umido e l’acqua alle caviglie d’inverno almeno una volta al mese, una marea di turisti e i gabbiani che sventrano i sacchetti della spazzatura, ma come premio avrai dei tramonti che non sto neanche a provare a descrivere, una città vivibile a piedi o al massimo con i vaporetti (che insomma, voglio dire, sono traghetti, vuoi mettere prendere un traghetto invece della metropolitana?) e la sensazione di essere perennemente in vacanza, o su un altro pianeta. Venezia è alienante, ma fino a che ti fai alienare goditela, goditela tutta. Io ho cambiato tre case in tre anni, è molto facile farlo e lo fanno in tanti, certo i prezzi non sono come Brescia ma siamo pur sempre a Venezia. Sono sempre stata in doppia senza problemi e senza spendere di affitto mai più di 300 euro al mese. Ok, devi accettare anche il fatto che le case sono quelle che sono (pareti umide e legno un po’ andato) ma se hai vent’anni e ti va bene aprire il portone ed essere in piazza San Marco… Per quanto riguarda le serate in realtà non dovete aspettarvi assolutamente niente né di affollato né di trasgressivo. Anche il Carnevale ora non è più come una volta. Se si vuole fare serata pazza non ci sono storie: si prende il treno e si va a Padova! 40 minuti e sei in mezzo al casino universitario migliore della regione. Se invece preferite la tranquillità un po’ morta di quattro chiacchiere con gli amici e uno spritz a due euro e mezzo, Campo Santa Margherita a Venezia andrà più che bene. 

Milano: idea di mondo. Sì, va bene, siamo solo in Italia, Milano non è Roma, no, infatti, Milano non è Roma. A Milano c’è fin troppo – di qualsiasi cosa tu abbia voglia, a Milano la puoi trovare. “Milano è grigia, è fredda, non ci vivrei mai”. Se ti fanno così schifo i mezzi super puntuali, i due miliardi di localini deliziosi, i Navigli la sera e le viette nascoste nei quartieri più belli e famosi allora ok, non ci venire. Sono fortunata: posso valutare due delle città più belle d’Italia. Devo ammettere che un po’ di effetto me lo ha fatto salire su uno dei ponti sul Naviglio grande e realizzare di non essere più a Venezia… ma come dicevo prima, il mondo è grande e va scoperto tutto. E anche quel ponte illuminato, a Milano, in quel momento, aveva il suo fascino. Un fascino diverso, certo, ma un fascino che ti arricchisce. Questa città però è sicuramente più costosa di Venezia. Gli affitti sono fuori di testa (io sono fortunata, di nuovo, abito da sola in una casa di proprietà) ma so che si arriva sempre intorno ai 400/500 euro al mese. E a volte nemmeno per una singola. A Milano certo non puoi andare a bere tutte le sere senza lasciarci almeno un organo: io faccio così, raziono le uscite, mi organizzo le spese e ci sto attenta. Per forza. 

Cosa voglio fare da grande? “Ma io sono già grande”, dice una parte di me con tono rassegnato per il fatto che adesso non studio più e inizio a lavorare. Ma grazie al cielo (e lo auguro veramente a tutti) ho costruito il mio percorso fino a qui per iniziare a fare quello che veramente amo. “Costruire”, sì, perché non sono sempre tutte scelte passive, la vita non è un eterno liceo dove si è costretti a studiare fisica che mannaggia a me della fisica cosa mi importa che tanto non mi piace. L’Università non dura per sempre, e una volta finita, dovrete iniziare a fare. In realtà dovreste “non vedere l’ora” di iniziare a fare qualcosa, qualcosa che vi ha conquistati. E quello che vi auguro tantissimo è che quando arriverà il vostro momento potrete essere orgogliosi di iniziare qualcosa che vi accende dentro. 

  

ARIANNA BOCHICCHIO

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