Dalle Scienze agrarie al Canada e ritorno - Smart Future Academy

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30 Novembre 2020 - Ufficio Stampa
Dalle Scienze agrarie al Canada e ritorno

Seguite le vostre inclinazioni e le vostre passioni: il consiglio spassionato di un uomo che dedica la sua vita all’agricoltura e al formaggio

Da imprenditore e da Presidente del Consorzio che tutela una delle più importanti DOP italiane, il Parmigiano Reggiano, il consiglio spassionato che posso darvi è quello di seguire le vostre inclinazioni e di coltivare le vostre passioni. 

Siate curiosi, non abbiate paura di osare: concluso il mio percorso accademico in Italia con una laurea in Scienze agrarie e specializzazione in Economia del sistema agro-alimentare, ho deciso di andare oltre e trasferirmi in Canada per conseguire un Master in Business Administration con specializzazione in Marketing Management & Research. L’esperienza che ho maturato in Nord America mi è stata molto utile: ho guardato con occhio nuovo all’impresa di famiglia, trasformandone il modello produttivo e rivoluzionandone il business. 

Al termine del Master avevo la possibilità di consolidare il mio ruolo di professor assistant nel Campus di Guelph e continuare a vivere in Canada quando, un giorno, ricevetti una telefonata da un numero che iniziava per +39 e poi un prefisso 0521: casa, pensai. Era mio padre, impaziente di capire quali fossero le mie intenzioni, se un futuro accademico in Nord America oppure se mi avrebbe visto tornare per prendere le redini dell’azienda di famiglia.

Posso dirvi che il mondo dell’agroalimentare offre grandi opportunità e non mi ci volle molto per decidere che la nuova sfida mi stava aspettando proprio là, dove ero cresciuto. La mia famiglia produce latte per il Parmigiano Reggiano dal 1896 ma fu solo quando tornai in Italia, più o meno quindici anni fa, che decidemmo di aprire il nostro caseificio aziendale per fare il nostro Parmigiano Reggiano. 

Capii subito che nel modello di business dei prodotti a lunga stagionatura c’è un elemento da non sottovalutare: si produce oggi per vendere tra 12, 24 o anche 36 o 48 mesi. Anni che passano senza vedere l’ombra di un quattrino. L’esperienza che avevo maturato fino a quel punto in campo accademico – e qui devo ringraziare i miei professori canadesi – mi aiutò a trovare una soluzione per ovviare a questo problema.

 La lampadina si accese un mattino in cui realizzai che, avendo un’azienda agricola che produceva alimenti e ingredienti freschi tutti i giorni, potevo integrare l’unità di produzione di Parmigiano Reggiano con una parte gastronomica: bottega, ristorante che, col tempo, si trasformarono in un agriturismo con piscina, eventi. 

Oggi l’Azienda Agricola Bertinelli ha tre business unit: la classica produzione e vendita di Parmigiano Reggiano, il retail nei punti vendita e il food service.  Funzionale e, a parere di tanti amici, anche divertente!

Non a caso ora c’è chi parla di DOP Economy ed è una fetta rilevante della nostra economia. Pensate che il circuito virtuoso dell’agroalimentare, della ristorazione e del turismo costituisce il 25% del PIL del nostro Paese. Pazzesco! I soli prodotti made-in-Italy a Indicazione Geografica rappresentano un quinto del valore dell’agroalimentare nazionale e trainano l’export, con un giro d’affari di nove miliardi di euro.

Anche nello scenario attuale, sono convinto che il turismo enogastronomico sarà fondamentale nella ripresa dell’intero settore e la chiave per rilanciare lo sviluppo economico locale provato dall’emergenza sanitaria. Se l’agroalimentare sarà capace di strutturarsi e di fare network, se avremo a disposizione le infrastrutture adeguate, allora potrà diventare quello che per l’Italia è stato il settore automotive negli anni Settanta, o la moda negli anni Ottanta: uno straordinario volano per la nostra economia.

Dal 2017, anno in cui sono stato eletto presidente, ho messo la mia esperienza e le mie idee a disposizione del Consorzio Parmigiano Reggiano e delle oltre 50mila persone che formano la filiera della DOP più importante al mondo. Oggi Parmigiano Reggiano vale 1,56 miliardi di euro alla produzione e 2,6 miliardi al consumo. Il 40% del prodotto è destinato all’export ed è uno dei prodotti più rappresentativi dell’agroalimentare italiano. Un “posizionamento” – come amiamo dire oggi – costruito grazie al contributo di tante persone che nel corso degli anni non hanno mai rinunciato all’idea di spingersi un po’ più in là nella ricerca dell’eccellenza assoluta.

di Nicola Bertinelli